Lo stent ureterico in permanenza: una procedura “amichevole” con un’alta morbilità ostile

Obiettivo rivedere la morbilità e le complicanze dell’inserimento dello stent ureterico e valutare specificamente l’effetto di uno stent ureterico in permanenza sui cambiamenti nell’idronefrosi dopo lo stent.

Pazienti e metodi In uno studio prospettico sono state valutate 110 unità renali con uno stent in 90 pazienti., Dei 110 stent, 52 sono stati lasciati in posizione per 3 mesi, 23 per 6, 11 per 9, 19 per 12 e cinque (stent dimenticati) per 13-30 mesi. I pazienti sono stati seguiti con radiografia addominale normale a 1 e 30 giorni dopo lo stent. Sono stati ulteriormente seguiti utilizzando ultrasuoni e film semplici ogni 3 mesi fino alla data prevista per la rimozione dello stent o la comparsa di complicanze.

Risultati Trentaquattro pazienti avevano febbre e batteriuria dopo l’inserimento dello stent. Dei 110 stent, 11 (10%) frammentati e nove (8%) migrati. Diciassette pazienti si sono lamentati di dolore al fianco sul vuoto., In 21 unità renali (19%) non vi è stato alcun cambiamento nella gravità dell’idronefrosi, mentre in sei (5,5%) l’idronefrosi si è sviluppata o peggiorata dopo lo stenting.

Conclusione Sebbene lo stent ureterico sia indubbiamente una procedura importante per alleviare l’ostruzione ureterica, le indicazioni per l’inserimento dello stent devono essere considerate attentamente in ogni paziente. Lo stretto follow-up dei pazienti con stent è prezioso per la diagnosi precoce di morbilità o complicanze e in tali casi lo stent deve essere rimosso o sostituito il prima possibile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vai alla barra degli strumenti